Osservatorio Meteo di CODOGNO - LO |
Il
territorio del Lodigiano è un elevato terrazzo a forma di mezzaluna che, ad
uguale distanza dalle Alpi e dagli Appennini, si distende tra i territori di
Cremona, Pavia, Piacenza e Milano, lambito dai fiumi Po, Adda e Lambro.
Proprio
essi crearono questa parte del territorio depositando nel giro di milioni
d’anni, in quello che ancora nel Pliocene era un golfo marino, milioni di
tonnellate di detriti strappati dalle Alpi e dagli Appennini, nati da poco sotto
la spinta dello scontro titanico tra l'Africa e l'Europa.
L'erosione
ed il trasporto del materiale da parte del Po e dei suoi affluenti continuò per
tutto il Pleistocene, fino a completo interramento del golfo adriatico.
La
pianura così formata presenta una struttura a torta millefoglie, in cui ogni
strato è composto di detriti diversi e di cui è possibile ricostruire la
storia con scavi mirati e carotaggi.
A
questo punto però i fiumi non avevano ancora finito la loro opera di
modellamento del nostro paesaggio. Infatti, una volta costruita la pianura, i
fiumi avevano ancora la possibilità di divagare in essa, soprattutto durante le
piene, e spesso non era ben preciso il confine tra il fiume stesso, dal corso
molto variabile, ed il territorio "asciutto".
Ad
esempio, il Lambro, oggi stretto ed incassato nel suo letto, si estendeva per
una larghezza di circa mille metri. Nei periodi di magra invece, esso si
ritirava nel letto scavandolo ed approfondendolo. Questo comportamento, comune a
tutti i fiumi della nostra zona, portò alla formazione dei terrazzi fluviali,
ancora oggi facilmente identificabili.
Se
ci si reca ad esempio a Cavacurta, a Maleo o a Fombio, si può osservare come
questi paesi siano posti su di un ripiano. Per raggiungere l'Adda od il Po si
devono percorrere terreni e strade in forte discesa: da Cavacurta si scende al
Boscone, da Maleo a Pizzighettone, da Fombio alla bassa di S.Fiorano e a
Guardamiglio, cioè si scende dal terrazzo fluviale verso il vecchio letto del
fiume, dove lo stesso, alcune centinaia d’anni fa, vagava indisturbato.
Nell'Adda,
il fiume più conosciuto, ci sono almeno quattro terrazzi fluviali. Il
principale è chiamato terrazzo fluvio-glaciale del Wurm, dal nome dell'ultima
glaciazione. E' il più alto ed indica il primitivo livello della pianura,
scavato successivamente dai fiumi. All'interno del terrazzo più basso e più
recente l'uomo ha costruito degli argini per impedire al fiume di divagare per
la pianura e ne ha in seguito bonificato gli ampi spazi acquitrinosi ed umidi
Concludendo,
Adda, Po e Lambro delimitano un territorio a forma di cuneo: il Lodigiano. Nel
cuore di questo cuneo ecco sorgere la città di Codogno.
Nessuna
descrizione mi sembra migliore di quella che compare nelle "Memorie
storiche del Regio ed Insigne Borgo di Codogno Lodigiano", scritte nel
lontano 1761 da Pier Francesco Goldaniga:
"
Fra le due antiche feraci, e nomate Provincie de' Cenomani e Boi, sul principio
della bella Insubria Gallia, con a mezzo di' la deliziosa Emilia, ed a' lati
poco longi il Regio fiume Eridano, e lo sboccamento in questi fatto dall'Adda,
avendo nel suo vasto territorio la celebre via Emilia, formatasi già fino ai
tempi di Emilio Lepido, in amena, e spaziosa pianura, in mezzo alle più
cospique città della Lombardia, vedesi il Reggio, ed Insigne Borgo di Codogno,
nella Lodigiana fertilissima Provincia, et amplo, Ducato di Milano: Cottoneum
".
La
fondazione di Codogno viene fatta risalire al 222 ac, durante l'espansione del
dominio romano verso l'Italia settentrionale. Sono tre le ipotesi sull'origine
del nome della nostra città: la prima è di carattere guerresco, la seconda
agreste, la terza infine di tipo lessicale.
Secondo
la prima ipotesi, il nome Cottoneum, probabilmente un accampamento militare,
sarebbe dovuto al console romano Aurelio Cotta, vincitore degli insubri che
popolavano queste terre.
Per
altri invece, il toponimo si collega al pomo "Cydonio" (è la seconda
ipotesi, quella agreste) o melo cotogno, tuttora coltivato, quasi simbolo della
fertilità della zona.
La
terza ipotesi, quella lessicale, fu proposta dal geologo Giuseppe Nangeroni, il
quale, rifacendosi all'abbondanza di acque che irrigavano la zona, suggerisce la
derivazione da "Co' d'ogno" cioè sorgente o inizio di ruscello,
ricordando che i Galli indicavano con "ogno" ogni corso d'acqua.
Solo
dall'anno 1000 si hanno le prime notizie storiche dell'esistenza di Codogno.
Possedimento, prima, dei vescovi di Lodi, fu concesso nel 1441 in feudo da
Filippo Maria Visconti alla famiglia Fognani e quindi ai Trivulzio.
Con
la sanzione di "borgo", Codogno assurge alla fine del 1400 a polo di
attrazione per i paesi vicini. Ne è testimonianza l'accordo commerciale siglato
nell'aprile del 1492 con il podestà di Piacenza. In segno di gratitudine,
Codogno inserì nel proprio stemma, che rappresentava il melo cotogno, la lupa,
emblema di Piacenza, legandovela con una catena d'oro.
E'
del 1511 la costruzione della chiesa parrocchiale di S.Biagio, del 1632 il
seminario, del 1781 l'imponente fabbricato dell'ospedale vecchio, testimonianza
nel tempo della tendenza filantropica dei Codognesi.
Diverse
accademie letterarie e musicali ed un teatro con la propria stagione lirica
annuale fecero parte nel passato della vita culturale della nostra città. Nel
1893 ecco nascere la civica biblioteca che ancora oggi conserva un prezioso
incunabolo oltre ad uno splendido atlante settecentesco.
Ancora
oggi la vita commerciale è animata dal mercato bisettimanale e dall'annuale
fiera autunnale concessa dall'imperatore Leopoldo II d'Asburgo il 20 agosto del
1791.
Lo
sviluppo dell'antico borgo caratterizza ancora oggi la struttura urbana di
Codogno. Sebbene il castello, che dominava con le sue quattro torri angolari,
sia stato da tempo abbattuto, il nucleo che vi sorge attorno rimane ancora
riconoscibile.
Il
santuario della Beata Vergine di Caravaggio, eretto dall'Albini tra il 1711 ed
il 1714, l'antica chiesa delle Grazie, detta "dei frati" con i suoi
bassorilievi di legno intagliato, la chiesa di S.Teodoro detta "del
Cristo" e quella della Trinità abbelliscono con le loro architetture la
nostra città.
Il
clima di Codogno è paragonabile a quello delle altre zone della bassa
Lombardia. Ha spiccati caratteri continentali con forti escursioni giornaliere
ed annue.
Le
piogge presentano un andamento annuale con due massimi, in maggio ed ottobre, e
due minimi, in febbraio e luglio. La quantità di pioggia che cade in primavera
è meno copiosa solitamente di quella autunnale. In estate il forte deficit
idrico è compensato grazie all'irrigazione capillare delle campagne. Molto
forti sono le differenze di piovosità tra un anno e l'altro: è possibile,
infatti, passare dai 600 millimetri di pioggia degli anni siccitosi ai 1200 di
quelli abbondanti.
Frequenti
sono i temporali, concentrati soprattutto nei mesi estivi, rara invece la
grandine. Ma il fattore meteorologico più rilevante della zona è sicuramente
la nebbia, presente per circa 60 giorni l’anno. I venti soffiano in prevalenza
da est e sud-est, frequentemente variabili o assenti.
(Per
una descrizione più dettagliata e puntuale del clima della zona si rimanda alla
sezione di Climatologia)
Bibliografia
consultata:
-
La Lombardia, paese per paese
AA.VV. Bonecchi editore
-
La bassa Lodigiana
AA.VV. Ciusano-Gorini
-
Codogno, un paese, la sua storia, la sua anima AA.VV
Telesio editrice
-
Memorie storiche di Codogno
P:F Goldaniga
Civica Biblioteca
-
Codogno ed il suo territorio
Cairo-Giarelli
Pierre
-
Natura nel Lodigiano
M.Ferrari Banca
Cred.Coperat.